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mercoledì 7 dicembre 2016

Il gusto nasce in famiglia

Con piacere condivido un mio nuovo articolo pubblicato dalla rivista dell'Accademia Italiana di Gastronomia e Gastrosofia:


Parlare di prevenzione, di aspetti nutritivi ai bambini e pensare che possano comprenderli è difficile; possono imparare a memoria questi concetti già verso i sei anni, ma non apprenderne il significato, ma anzi parlargli della salubrità di un cibo piuttosto che di un altro può fargli memorizzare il concetto e associarlo però negativamente ad un'esperienza, che può esser ricordata fino in età adulta. 
Risultati immagini per mangiare in famigliaEcco lì che si parla di esperienze, come quelle sensoriali, concrete, per arrivare a far recepire informazioni salutari tramite una memoria al gusto ricca di gradevoli profumi, colori, gesti ed emozioni.
Ad influenzare il gusto, il sapore e la sensazione percepite nell'assaporare un piatto, influiscono infatti tanti fattori che non sono solo dati dalle papille gustative, dalle sensazioni di dolce, amaro o salato, altrimenti il gusto dovrebbe essere oggettivo, così come le 'critiche gastronomiche', ma bensì è l'atmosfera di quell'istante in cui avviene l'assaggio che ci fa avere un giudizio su ciò che stiamo assaporando: le persone che ci circondano, il luogo o la situazione che si crea; nella mente, va quindi a plasmarsi il ricordo di quel piatto abbinato alle nostre sensazioni ed è quindi fondamentale il modo in cui viene condiviso un 'momento comunitario culinario' seppur domestico.
Si pensi ad un 'piatto della nonna', magari preparato insieme, che mai assumerà lo stesso gusto seppur assaggiato negli anni nelle più diverse varietà di preparazione (come non pensare al “miracolo del cioccolato” di Amelie Nothomb nella Metafisica dei tubi).

La tavola, in cui si portano i cibi frutto dell'amore e dell'impegno per prepararli,  può anche essere il luogo in cui si presentano in famiglia i problemi, magari emergenti o non risolti; spesso diventa la cena il momento in cui si parla della giornata appena trascorsa e vengono portati a tavola appunto pensieri, preoccupazioni o anche conflitti; è lo specchio dei rapporti del nucleo familiare, luogo di condivisione, di messaggi, di scambi, di confronti, tanto importante quanto educativo ed è essenziale che durante i pasti il clima sia piacevole, fondato sul rispetto e sull'ascolto. 

Ogni famiglia ha il proprio modo di riunirsi a tavola e condividere un pasto; ha la sua “cultura della tavola”, anche per il modo di apparecchiare, servire e lavare infine i piatti; i bambini verso i due anni sono volenterosi di aiutare in queste attività domestiche, mentre quelli più grandicelli non molto e pertanto si possono introdurre abitudini familiari anche sulla collaborazione e rotazione dei compiti.
E' naturale anche che i bimbi piccoli a tavola abbiano voglia di giocare, magari con il cibo, facendo esperimenti o mangiando con le mani, così come per gli adolescenti sarà difficile pensare che possano essere “perfetti” a tavola, quando già si trovano in un delicato momento di sviluppo.
E' il modo in cui il genitore si rapporta al figlio che va ad essere problematico se ci si pone a tavola con frasi di rabbia, minacce che facciano sentire il bambino/ragazzo inadeguato, sbagliato,... ma piuttosto ciò che si può fare è mettersi sullo stesso piano, dimostrando interesse verso i suoi gusti, i suoi pensieri e la sua partecipazione alla spesa e alla preparazione dei cibi qualora quelli proposti non risultino essere di suo piacimento. 
Per gli adolescenti è un po' più difficile saperli prendere, perché sono certamente impegnati ad utilizzare le loro energie in molte altre faccende, piuttosto che a quelle delle pratiche culinarie; i messaggi legati al cibo, che arrivano dall'esterno poi, propongono da un lato “modelli estremi di bellezza” e dall'altra incentivano certi consumi non proprio salutari. 

I ragazzi si ritrovano a consumare quindi abbondantemente junkfood e bibite ricche di zuccheri, ma ciò che si può fare, non è sicuramente vietare tutto questo, bensì far in modo che questi possano rappresentare un'eccezione, continuando quindi a proporre con coerenza i valori familiari rispetto all'alimentazione (somministrando piatti di qualità, continuando a rendere piacevole il momento della condivisione del cibo, facendo discorsi seri per farli ragionare sul proprio corpo) e sul comportamento a tavola, perché questi principi faranno sempre parte di loro stessi.

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